Bollettino del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno
LA RICERCA
Unione Italiana - Fiume
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* Una testimonianza sulla pesca a Isola ele]elegii= Ne:=te[Uit=We[si]fe Ste]fe]alISSi jane!
* Roberto Starec: un ricercatore lalatelagle]feCoXe[s]|MKSjigie!
LA RICERCA Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, Anno XXII, n. 61 - Pag. 1-24, Rovigno 2012 - CDU 908 (497.12/.183 Istria) ISSN 1330-3503
Sommario
EDITORIALE
1 La memoria personale e Il racconto nazionale DI NICOLÒ SPONZA
SAGGIO
2 Il servizio sanitario pubblico a Rovigno nel secondo Ottocento
pi Rino CIGUI
SAGGIO
5. La Madonnadi Strugnano: note storiche e devozione popolare DI Davip Di PaoLI PAULOVICH
INTERVENTO
9. Memoriae riconciliazione
DI Ezio GIURICIN
12. Donazioni al nostro Istituto
TESTIMONIANZA
13 Una testimonianza sulla pesca a Isola dopo la caduta della
Serenissima DI KRISTIAN KNEZ
IN MEMORIAM
16 Roberto Starec: un ricercatore
innamorato dell'Istria
DI Davip Di PaoLI PAULOVICH
19 Notiziario DI MARISA FERRARA
20. Notizie e visite al C.R.S
22. Partecipazione dei ricercatori a
convegni e seminari
23. Nuovi Arrivi in Biblioteca
La Ricerca - n. 61
Unione Italiana Centro di Ricerche Storiche di Rovigno
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DIRETTORE RESPONSABILE Giovanni Radossi REDATTORE
Nicolò Sponza
OSSERVAZIONI
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COORDINATORE
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PROGETTO GRAFICO & STAMPA Happy Digital snc - Trieste
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PROGETTO SANITARIO.
Pubblicazioni CRS)!
di stampa
edite nel 2010-2012
ATTI XLI RICERCHE SOCIALI 19 QUADERNI XXII
RICERCHE SOCIALI 18
MODELLO DI FORMAZIONE EXTRASCOLASTICA PER LA MINORANZA ITALIANA IN CROAZIA di Andrea Debeljuh
L'IDENTITÀ MINORITARIA NEL NUOVO CONTESTO REGIONALE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA MINORANZA ITALIANA IN ISTRIA E QUARNERO
di Aleksandro Burra
DOCUMENTI DELL'UNIONE DEGLI ITALIANI DELL’ISTRIA E DI FIUME (gennaio 1947 - maggio 1948)
di Giovanni Radossi con /a collaborazione
di Alessio Radossi e Massimo Radossi
COSÌ ROVIGNO PREGA E CANTA A DIO: LA GRANDE TRADIZIONE LITURGICA, MUSICALE E RELIGIOSA DI ROVIGNO D'ISTRIA
di David Di Paoli Paulovich
LA QUESTIONE DI FIUME NEL DIRITTO INTERNAZIONALE di Silverio Annibale
L'ITALIANO IN ISTRIA: STRUTTURE COMUNICATIVE Ul FSM
L'ARCHITETTURA TRADIZIONALE IN ISTRIA di R. Starec
I CINQUECENTO “LACHI" DELL'ALBONESE di C. Pericin
IL CIMITERO DI MONTE GHIRO A POLA di R. Marsetic NASCITA DI UNA MINORANZA di G. Nemec
STRUMENTI DI TUTELA DELLA COMUNITÀ NAZIONALE ITALIANA AUTOCTONA IN CROAZIA E SLOVENIA DA PARTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA a cura di S. Zilli
DIZIONARIO GEOGRAFICO: ALTO ADIGE - TRENTINO - VENEZIA GIULIA - DALMAZIA di C. Maranelli
LA RICERCA n. 60 (Bollettino)
L'Editoriale
LA RICERCA N. 61...GIUGNO 2012
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di Nicolò Sponza
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La Memoria personale 6 Il racconto nazionale
Il filosofo Jean-Frangois Lyotard individua la caratteristica fondante della nostra epoca nel venir meno delle “grandi narrazioni” metafisiche (Illuminismo, idealismo, marxismo) che avevano giustificato ideologicamente la coesione sociale e ne hanno ispirato, nella modernità, le utopie rivoluzionarie. Se l’uomo moderno a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento si sentiva votato alla fiducia nel progresso in quanto incarnava il punto di arrivo della storia, all’uomo postmoderno non rimane che lo scetticismo; in un mondo in cui c'è la dissoluzione delle verità, si pone il problema di reperire criteri di giudizio e di legittimazione che abbiano valore locale e non più universale.
La dissoluzione delle verità universali, che sino a ieri sembravano immutabili ed eterne, e l’incertezza che ne deriva, non poteva non intaccare, non corrodere un’altra grande narrazione della modernità, l’idea nazionale. Il principio della nazione, o meglio, la sua costruzione ideologica, oggi, non appare più così conciliante come lo è stato in passato, troppo scarna, troppo semplicistica, troppo artificiale per poter dare delle risposte adeguate alle necessità che la società contemporanea mette
in campo. Principio, inoltre, costantemente messo
in discussione da sensibilità e identità sempre meno organizzate, e pertanto fluide, perennemente in bilico tra localismo e mondialismo, in un continuum di appartenenze e trasformazioni di queste.
Oggi, viviamo in un mondo dove la parola “crisi” - valoriale, identitaria soggettiva e oggettiva - non disegna più una situazione anomala, pertanto eccezionale e soprattutto transitoria, ma sempre più una condizione ordinaria, tanto da rendere meno certe molte delle nostre convinzioni e sicurezze, e meno validi molti dei nostri progetti.
La complessità del presente e l’incertezza del futuro spinge l’individuo a ricercare maggiori certezze
riguardo i valori che lo contraddistinguono, maggiore consapevolezza del possesso di un patrimonio culturale da salvaguardare e tramandare ai posteri. Chiede nuovi
e diversificati studi che individuino con più precisione
le trasformazioni dei meccanismi di formazione delle identità nazionali e dei rapporti di forza fra 1 gruppi,
in modo particolare in un territorio come il
nostro, area di frontiera tra mondi e culture diverse, dove convivono sia le contaminazioni sia la perenne ricerca e costruzione delle identità Gli studi sulla memoria e dei complessi legami che si instaurano tra meccanismi della memoria ed evoluzione delle identità ci offrono spunti interessanti, nonostante la concatenazione tra storia e memoria resti una questione metodologica problematica e aperta per la storiografia contemporanea.
La memoria personale, ovvero, la memoria degli attori non in quanto partecipanti ad una impresa generale, ma proprio, al contrario, per ciò che essi sono di particolare, rimette la storia in discussione, allargandone il raggio.
Il peso della memoria, non tanto attraverso una ricerca
di una presunta nuova obbiettività; 11 singolo non è
per antonomasia più obbiettivo del gruppo e il gruppo della nazione, ristabilisce gli equilibri in quanto personalizza, individualizza le scelte di campo, che hanno contraddistinto una determinata dimensione o avvenimento storico.
Basta dare un’occhiata a due pubblicazioni edite dal Centro di ricerche storiche La memoria degli italiani di Buie d’Istria di Giacomo Paliano, del 2005 e Nascita di una minoranza della studiosa triestina, Gloria Nemec, di prossima uscita.
A testimonianza delle diversità, ma soprattutto, del dinamismo sociale e culturale insito nella nostra Comunità nazionale facendoci (ri)scoprire dei soggetti attivi, memorie plurali, diverse anche in contrasto tra loro, e non solo pedine che operano all’interno dello scacchiere dell’immaginario storiografico ufficiale.
D\ LA RICERCAN. 61...GIUGNO 2012
Saggio di Rino Cigui
l servizio sanitario pubblico a Rovigno nel secondo Ottocento
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Panorama di Rovigno alla fine del XIX secolo
Tra le emergenze sanitarie che ricorsero nella secolare storia dell’Istria, la carenza di personale medico da impiegare contro le ripetute incombenze epidemiche e non solo fu, senza ombra di dubbio, la più frequente. Nella nostra penisola, infatti, solo le città e 1 comuni più abbienti potevano permettersi la presenza del medico, del chirurgo ed eventualmente delle ostetriche, mentre la popolazione rurale suppliva a tale mancanza con sistemi empirici, menzionati nel Seicento dal vescovo Tommasini, o addirittura facendo ricorso a sedicenti guaritori e fattucchiere!.
Molti centri istriani, per quanto fossero economicamente poveri e di dimensioni ridotte, fecero il possibile per poter assicurare al cittadini l’assistenza di un bravo medico ed eventualmente di un chirurgo, e se alla fine del Settecento l’assistenza sanitaria nelle città maggiori poteva ritenersi relativamente efficiente, nelle campagne la situazione continuò a versare in condizioni disastrose e soltanto
in epoca napoleonica vi furono interventi a favore delle popolazioni rurali che tuttavia si dimostrarono, come nel caso della vaiolizzazione, refrattarie e ostili ad accettare le nuove terapie che la scienza medica stava elaborando”. Nel corso del XIX secolo, gli sforzi del governo austriaco atti a garantire una copertura sanitaria quanto più capillare della provincia si scontrarono con la crescita demografica del secondo Ottocento, che accentuò il già consistente divario tra il numero di medici esercenti la professione e la popolazione?. Se nel 1840 un medico comunale doveva tutelare la salute di 9493 individui,
i mezzo secolo dopo lo stesso medico ne accudiva 10.952,
circostanza questa che determinò, a livello regionale,
un aumento della percentuale di persone decedute senza cure mediche, salita dal 59.1% del 1887 al 64.7% del 18925. Inoltre, dei 48 comuni esistenti nel 1870 solo 24 erano provvisti di medici, ed il rapporto numerico tra gli operatori sanitari e la popolazione da sorvegliare era, in alcuni casi, esageratamente sproporzionale?.
NUMERO DEI MEDICI E CHIRURGHIESERCENTIINISTRIA
DISINsi= O 1i=22%0) 18/3 1880 1890 [Capodistria | 8 | 10 | 18 | 90
Lussino
Pisino
Parenzo
Pola — Volosca _|_2_|_3_ | _4_|_ 6_
LION = ss 48
Per venire incontro alle sempre più impellenti necessità della popolazione, nei primi anni Settanta le autorità austriache procedettero alla riorganizzazione del servizio sanitario pubblico (Legge dell’Impero 30 aprile 1870, N. 68), che entrò in vigore nella nostra penisola 11 18 marzo 1871. In base a tale legge, “per l’esercizio della vigilanza igienica e della polizia sanitaria e per l’assistenza gratuita dei poveri” la provincia venne divisa in circondari sanitari la cui estensione e numero furono stabiliti dalla Dieta provinciale, incaricata pure della nomina dei medici circondariali ai quali fu affibbiato i1l titolo di ufficiali
di sanità. I medici, ai quali si richiedeva la laurea in medicina, la cittadinanza austriaca e l’autorizzazione alla pratica medica, chirurgica ed ostetrica nelle provincie rappresentate al Consiglio dell’Impero, dovevano vigilare sulle condizioni igieniche e di polizia sanitaria del loro circondario prestando particolare attenzione alle misure profilattiche contro le malattie contagiose e le epizoozie, alla vaccinazione ed alla sorveglianza degli istituti sanitari’. Nelle città con proprio statuto 1 medici venivano trattati quali impiegati stabili del comune, mentre negli altri
Saggio
LA RICERCAN. 61... GIUGNO 2012 7&
di Rino Cigui
comuni erano in rapporto contrattuale e non potevano essere licenziati se non con il consenso dell’autorità distrettuale; spettava al podestà sorvegliare l’operato dell’ufficiale sanitario, il quale, in caso di inadempienza, era obbligato relazionare alla Giunta provinciale la quale, dopo il processo disciplinare, si pronunciava in merito. Ogni comune, per di più, a seconda della sua estensione
e del numero di abitanti, doveva avere a disposizione
una o più levatrici nominate dallo stesso e notificate al Capitanato distrettuale al quale prestavano giuramento; era loro dovere assistere gratuitamente le partorienti povere e, nell’esercizio della professione, attenersi strettamente alle prescrizioni pubblicate dalla Luogotenenza. Alla Dieta istriana spettò altresì l'erogazione di sussidi, attinti dall’erario provinciale, ai comuni privi di mezzi per pagare adeguatamente i medici e le levatrici”.
Viste le difficoltà oggettive presenti in Istria, 11 progetto di riorganizzazione del servizio sanitario della provincia fu accolto tiepidamente in seno alla Dieta provinciale istriana. “Non ho difficoltà di riconoscere anch'io - osservò il deputato Andrea Amoroso nel corso della sessione del 1870 - che mediante il progetto, che ora ci sta dinanzi, si farà un passo avanti verso il meglio di questo servizio. Credo di non ingannarmi però, asserendo che resteremo tuttavia ancora lontani dal conseguire tutti quei maggiori miglioramenti che farebbero d’uopo, avuto riguardo alle condizioni sanitarie della nostra provincia”*. Le osservazioni dell’Amoroso si rivelarono ben presto fondate, e sia la legislazione del 1871 sia quella del 1874 attinente il servizio sanitario comunale, che avrebbe dovuto assicurare una maggiore e più equa distribuzione del servizio medico nella penisola, disattese le aspettative. Ad ogni modo, con la legge sul servizio sanitario pubblico 1 comuni istriani dovettero procedere immediatamente alla nomina del personale medico da impiegare per 1 bisogni della popolazione.
Il primo dicembre 1871 il podestà Campitelli firmò
il decreto relativo all’Organizzazione sanitaria pel comune di Rovigno”, con il quale la copertura sanitaria
di tutto il comprensorio comunale venne affidata a una squadra di cinque membri composta da un medico civico, un medico - chirurgo comunale, un chirurgo comunale e due levatrici. Nel conferimento delle cariche s1 prestò particolarmente attenzione affinché queste fossero assegnate a persone qualificate, di ottima fama
e di condotta incensurabile e, relativamente a medici
e chirurghi, con precedenti esperienze lavorative in strutture ospedaliere. Il decreto definiva inoltre le competenze di ognuno degli organismi preposti a servizio sanitario comunale. Al medico civico fu affidata la sorveglianza di tutto 11 personale sanitario del Comune, nonché l’espletamento delle sue funzioni sia presso la Magistratura che nel Consiglio sanitario; il medico civico e 11 medico - chirurgo comunale condividevano altresì l’assistenza dei poveri della città, e si sostituivano a
Matteo Campitelli (1828-1906), avvocato, e per lunghi anni podestà di Rovigno
vicenda qualora le circostanze lo avessero richiesto. Ben più numerose erano le funzioni del chirurgo comunale, che spaziavano dall’assistenza chirurgica ed ostetrica alla vaccinazione, dall’ispezione al macello alla visita dei defunti e delle donne pubbliche; le due ostetriche, infine, assistevano le partorienti della città e in caso di Impedimento si sostituivano reciprocamente.
Nella seduta del 6 dicembre 1871 si procedette all’assegnazione dei vari incarichi. Su proposta del podestà Campitelli fu eletto medico civico il dottor Luigi Barsan, che rivestiva l’incarico di medico comunale del primo riparto della città, e medico chirurgo comunale
11] dottor Domenico Pergolis, medico della pia Casa di Ricovero a Venezia. Alla funzione di chirurgo comunale fu riconfermato il dottor Domenico Spongia che già svolgeva tale mansione, mentre per quanto concerne le levatrici comunali, la scelta cadde sulle ostetriche private Fufemia Ive e Caterina Costantini che sostituirono la loro collega Domenica Benussi prossima alla pensione.
I neoeletti prestarono giuramento “a mani del Podestà pel coscienzioso adempimento de’ loro doveri e per la dipendenza al Podestà”! e diventarono ufficialmente operativi col primo gennaio 1872.
ORGANIZZAZIONE SANITARIA PEL COMUNE DI ROVIGNO
1. Il servizio sanitario nel Comune di Rovigno è affidato ai seguenti organi:
a) un Medico civico
b) un Medico - chirurgo comunale
c) un Chirurgo comunale
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d) due Levatrici comunali
2. Il Medico civico ha l’emolumento sistematizzato d'annui fiorini 500 per l'assistenza medica de’ poveri di una metà della città, e per le funzioni di medico civico presso la Magistratura e di referente sanitario del rispettivo Consiglio sanitario, di cui è membro di diritto. Esso ha tutte le attribuzioni affidategli dalla legge, ha la sorveglianza di tutto il personale sanitario del Comune, e sostituisce
il Medico - chirurgo comunale nella cura medica del rispettivo riparto.
3. Il Medico - chirurgo comunale ha l’emolumento sistematizzato di f.ni 500 annui per l'assistenza medica
- chirurgica - ostetrica de’ poveri dell’altra metà della città. Esso sostituisce il medico civico nella cura medica e nelle funzioni ufficiose ed
il chirurgo comunale in tutte le sue funzioni.
4. Il Chirurgo comunale ha l’emolumento sistematizzato d’annui f.ni 300 per l'assistenza chirurgica
- ostetrica della prima metà della città, di cui la cura medica è affidata al medico civico, per la vaccinazione della intera città, per la visita sanitaria delle carni, per la visita
de’ morti e delle donne pubbliche. Egli ha inoltre la sorveglianza
del cimitero, sostituisce il medico
- chirurgo comunale nella cura chirurgica ed ostetrica del rispettivo riparto. La visita de’ morti è gratuita, quella delle donne pubbliche è gratuita alla casa di ricovero, retribuita a domicilio. Al macello deve fare due visite giornaliere ordinarie, una la mattina, l’altra il dopo pranzo. Visite straordinarie
al macello e visite negli esercizi od
a domicilio sono retribuiti giusta tariffa.
5. Per turno settimanale i medici ed il Chirurgo assistono la Commissione annonaria, ed in mancanza di questo l’organo incaricato di sorvegliare alla salubrità degli oggetti di vittuaria esposti in vendita.
6. Iposti de’ Medici e Chirurgo vengono conferiti a persone qualificate e di ottima fama e condotta. Sono preferiti quelli che
era Medica Istriana
OSSERVAZIONI.
SUL
"PROGETTO SANITARIO
presentato alla Camera Medica Istriana
dall'Inclita Giunta Provinciale
Osservazioni sul Progetto sanitario presentato alla Camera Medica Istriana
il 22 dicembre 1896
possono dimostrare d’aver praticato con buon esito in un ospitale pubblico.
7. Le Levatrici hanno l’emolumento sistematizzato di f.ni 54 annui per l’assistenza ostetrica de’ poveri di metà della città per ciascheduna. In caso d’ impedimento vicendevolmente si sostituiscono. Devono godere ottima fama ed essere di condotta incensurabile.
8. Tutto il personale sanitario
è nominato a vita ed ha diritto
a pensione giusta il relativo regolamento.
9. Gli onorarii vengono pagati dalla Cassa Comunale verso regolare quietanza in rate trimestrali semlanticipate.
10. Il personale stesso dipende
dal Podestà o suo sostituto e rispettivamente dal Medico stesso. 11. Tutti i singoli membri del medesimo prestano giuramento a mani del Podestà pel coscienzioso adempimento de’ loro doveri e per la dipendenza al Podestà.
12. L'organizzazione presente entrerà in vigore col 1 gennajo 1872, i neosistemizzati salarii però vengono percepiti dal giorno della prestazione del relativo giuramento in quanto
Saggio di Rino Cigui
non avvenga prima della predetta epoca.
13. Il personale sanitario verrà registrato nell’Albo degli stipendiati del Comune.
I. Col giorno 31 Decembre 1871 cesserà il servizio dell’attuale levatrice comunale Sig.ra Domenica Benussi, cui competerà dal 1 gennajo in poi il saldo di pensione in ragione d’annui f.ni 63, erogabili ogni 4 mesi posticipatamente.
II. La prima nomina del personale sanitario viene fatta senza concorso.
Rovigno, 1 Decembre 1871 Campitelli - Podestà NOTE
! Almerigo Apollonio, L’Istria Veneta dal 1797 al 1813, Gorizia 1998, p. 113.
2 Rino Cigui, “Misure di profilassi in Istria nella prima metà del XIX secolo. La vaccinazione antivaiolosa della popolazione infantile durante la dominazione francese e austriaca”, 4. Istarski povijesni biennale — Filii, filiae...: polozaj i uloga djece na jadranskom prostoru, Parenzo 2011, p. 243. Alla renitenza popolare verso tale pratica, nella seconda metà dell’Ottocento si aggiunse quella della cosiddetta classe civile che determinò una considerevole crescita dell’astensionismo e, di conseguenza, un’esposizione maggiore della popolazione al vaiolo (Rino Cigui, “La legislazione sanitaria nell’attività della Dieta Provinciale Istriana (1861 - 1900)”, La Ricerca, Rovigno, n. 60, dicembre 2011, p. 3).
3 “Relazione della Giunta provinciale sull’organizzazione del servizio sanitario nell’Istria”, Atti della Dieta Provinciale dell’Istria (1898), Parenzo 1898, p. 11.
4 Ibidem, p. 2.
° A Pinguente, su 13.000 abitanti vi era un solo medico; a Dignano ve ne era uno su 14.000, e uno su 17.000 lo si aveva a Veglia. La più penalizzata sembrava essere Volosca che annoverava un dottore ogni 22.000 individui.
© “Relazione della Giunta provinciale (1898)”, cit., pp. 23 - 24.
? “Relazione generale della Giunta alla Dieta Provinciale del Margraviato d’Istria sulla sua gestione dalla chiusa della sessione dell’anno 1872 in poi” Atti della Dieta Provinciale istriana, Trieste 1873, p. 66.
* “Relazione della Giunta provinciale (1898)”, cit., p. 1.
? Archivio di Stato di Trieste, /. R. Luogotenenza del Litorale, Atti Generali, B. 326, fasc. 2/40 - 1.
‘Ibidem.
Saggio
di David Di Paoli Paulovich
La Madonna di Strugnano: note
storiche e devozione popolare
+ i ai SERIE
Processione a Pirano
Ricorrono quest'anno (15 agosto 2012) 1 500 anni
dall’ Apparizione della Beata Vergine Maria (15 agosto 1512), che secondo la tradizione!, sarebbe apparsa sul “monticello o piano di Santa Maria” (così già detto nel Duecento) nella piccola località istriana di Strugnano (nel 1628 era Strognàno e nei Commentari Storico- Geografici dell’Istria del vescovo di Cittanova G. F. Tommasini essa è, come ancor oggi in idioma istro-veneto, Strugnàn). Ripercorrere così il significato che codesto piccolo santuario mariano, nomato anche “Santa Maria della Visione”, ha per gli Istriani e per la vita religiosa delle comunità che sono fiorite nel territorio circostante, non ci appare azione disutile, ma anzi foriera di riflessione per la comprensione dell’inesausto sensus fidei delle popolazioni istriane
lungo 1 secoli, che ha consegnato a noi il Santuario. La devozione mariana nell’Istria peraltro trovava nei secoli anche altri luoghi per esprimersi: si pensi al Santuario delle Misericordie di Buie, la Madonna dei Campi di Visinada e al Santuario della Beata Vergine delle Grazie di Pola o la Chiesa della Madonna delle Grazie di Rovigno. Infuriavano le guerre e la peste in Istria al principio del Cinquecento: nella notte tra il 14 e 15 agosto? del 1512 due guardiaboschi (Pietro da Zagabria e Giovanni Grandi, piranesi) scorgono un lume fra i ruderi della chiesetta della “Madonna della Barcazza o Santa Maria della Barcazza””. Impauriti e sospettosi di sorprendervi qualche ladro, pongono mano alle armi. Appare loro una Signora biancovestita con il capo coperto da un velo bianco. La Signora avrebbe proferito in perfetto dialetto piranese
Incoronazione della Madonna S. Maria della Visione
dell’epoca, come riporta il verbale del processo canonico, tutto redatto in lingua latina ad eccezione delle parole della Vergine: “Oh Gesù! Ve’ in che stato xe ridota la me casa [Gesù, guarda in che stato è ridotta la mia casa|]!”, quasi richiamando le parole udite da San Francesco
in San Damiano davanti al Crocefisso qualche secolo prima. Le guardie, impressionate, fuggono, ma la voce dell’apparizione le arresta (Fioli, no 'scampéte), facendole tornare sul propri passi: “Diséghe al piovan con tute le forze el faza conzar questa glesia, perché se no la se conza vegnerà una gran tribolazion che guai a Piran!” [Dite al pievano con tutte le forze faccia restaurare questa chiesa, altrimenti verrà tale tribolazione, che guai a Pirano]. Il parroco arciprete di Pirano, Balsamino de Preto avverte il Vescovo di Capodistria, Bartolomeo Assonica di Bergamo: il parroco insieme col pubblico notaio raccoglie poi la testimonianza di Pietro da Zagabria, infermo per seria malattia a letto, il 9 settembre 1512. Indi, il 10 settembre raccolgono nel municipio di Pirano la testimonianza di Giovanni Grandi, presente il podestà di Pirano, Marco Novagerio. Giungerà in seguito persino al Papa Giulio II (Giuliano Della Rovere) l’eco dell’apparizione.
Nella vicina città di Pirano nel 1699 avveniva poi un
altro fatto creduto miracoloso, non dissimile da alcuni
dei tempi nostri, attribuito alla Vergine e che le cronache! riportano, episodio poco noto e legato addirittura alla madre del celeberrimo piranese Giuseppe Tartini. Citata come testimonio, ella dichiara: “Mi chiamo Catterina Tartini, nata Zangrando, moglie di Giov. (Gian) Antonio Tartini,
7\\ LA RICERCAN. 61...GIUGNO 2012
publico scrivano dei sali”. Invitata
a deporre quanto ha veduto circa 1l miracolo, cosi si esprime: “Stando a pregare nella chiesa dell’ Ospitale con una mia comadre Catterina Apollonio vidi sudare la Beata Vergine. Vidi una goccia grande come una grossa perla in sul fiore che la Madonna teneva in mano e corsi a chiamare altre mie compagne”. La costruzione della Chiesa (1511) precede l’anno dell’ Apparizione: quella precedente, dedicata a San Basso, risaliva al
Duecento e fu sede di monastero di n DEKXS
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Saggio di David Di Paoli Paulovich
suore benedettine fino al 1221. Dal f am 9, È (a VAPPARIZIONE pi SIMARIA pesca VISIONE in STRUGNANO-ISTRIA| | VISIONE 1 STRUGNANO-ISTRIA| à 1512 la Chiesa fu pertanto detta dal APPARIZIONE de SAARIA Besta L
vescovo Bartolomeo Assonica di Bergamo, vescovo di Trieste, di “Santa Maria della Visione”. Nel 1640 la chiesetta sarà ampliata e tra il 1656 e
il 1671 vi saranno apposte le dieci tele con la Vita della Vergine. Il vescovo Naldini nel 1700 ci descrive la Chiesa di Strugnano, che è ad una navata in stile barocco, rappresentando ch’essa ‘‘ha tre altari, uno nella Cappella Maggiore, dove si mira da eccellente pannello avvivata l’ Apparitione?... ed altri due laterali à fronte della Nave”. Essa sorge oggi, come forse ieri, tra palme, olivi e oleandri: gli interni furono decorati dal parroco di Pirano
e pittore don Tommaso Gregolin tra il 1656 e il 1671.
Solenni pellegrinaggi di popolo
al Santuario si rinnovano nei
cinque secoli: il primo rimonta
al 19 settembre 1512 con tutta la popolazione di Pirano, alla quale 1l 12 settembre 1512 era stata annunziata l’apparizione. Gli isolani, almeno sino al grande esodo postbellico,
in ossequio a voto degli antenati, si recavano ogni anno con processione di barche a Strugnano nella Seconda festa di Pasqua”, il lunedì dell’ Angelo, mentre 1 piranesi (e con loro
tanti istriani) il 15 agosto, giorno dell’apparizione, che dal 19 settembre 1512 è anche la festa di “Santa Maria della Visione”. Gli isolani salivano ‘“n allegre comitive verso Marzané,
il ciglione di San Rocco e per sentieri che a volte costeggiavano 1 rivassi
de tassel” o “con le barche fino al molo delle saline”’*. Osserva anche Giuseppe Radole come fosse sempre “ampio il concorso dei pellegrini
al santuario di Strugnano”, che confluivano con le barche, mentre
le funzioni si svolgevano all’aperto non potendo il tempio contenere tanti pellegrini. Il gruppo ligneo con la Madonna era solito essere portato sino a Pirano per essere condotto nelle solenni processioni che VI si svolgevano durante l’anno. E a Pirano la devozione per la Madonna di Strugnano fioriva fra le calli”, celebrata anche nella letteratura dell’esodo!. Popolarmente la B. Vergine diventava la “Madòna de Strugnàn” o anche
* | la “Madòna benedèta de Strugnan”.
Erinnofilo commemorativo
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Cartolina dell’Apparizione di S. Maria della Visione
“T pellegrinaggi che si facevano a Strugnano superavano spesso la stretta cerchia individuale o famigliare per diventare pellegrinaggi di un’intera parrocchia o di un’associazione per trovare in Maria l’energia spirituale per resistere alle seducenti tentazioni del mondo o per chiedere grazie temporali per le immancabili sventure della vita [...] a Strugnano gli ex- voto!! erano moltissimi accumulati
da diversi secoli, tanto che dalle tavolette votive si poteva perfino ricostruire l'evoluzione delle barche e dei natanti dal Seicento in poi. Nella prossimità della costa, in alto, vicino al Santuario, 1 piroscafi che transitavano nello specchio dell’acqua antistante,
a quella vista ossequiavano Croce e Madonna fischiando un saluto, mentre 1 marinai si segnavano e recitavano un’Ave Maria alla Madonna”,
V’è chi ricorda 1 pellegrinaggi dei seminaristi di Capodistria (fino a Isola a piedi, poi di lì col vaporetto) o di chi andava al santuario in prossimità degli esami scolastici.!* Le testimonianze nella stampa dell’esodo istriano sono molteplici ed il ricordo personale si confonde con quello collettivo: “era un orto ricco, un frutteto magnifico - mi diceva mia madre - e nel bollore estivo della Madonna Assunta tutte le famiglie della zona e dintorni e tante comunità di Trieste salivano sulla collina per le funzioni particolari in
| onore della Vergine Maria. Anche
Saggio
LA RICERCA N. 61...GIUGNO 2012 /
ENTI,
di David Di Paoli Paulovich
1 cantori della cattedrale di San Giusto e gli ammalati salivano al Santuario”! Si legge sul “Bollettino salesiano” del 9 settembre 1922: “L’Oratorio Salesiano di Trieste la domenica 18 giugno promuoveva un devoto pellegrinaggio al Santuario
di Strugnano d'Istria sul battello Nazario Sauro. Erano 650 gitanti: le varie compagnie filodrammatiche,
la sezione bandistica e 1 cantori dell’Oratorio, i loro genitori e il gruppo Donne Cattoliche di Via dell'Istria. Recatisi processionalmente al Santuario, ascoltarono la S. Messa celebrata da Don Rubino, che rivolse loro brevi parole sulla necessità della devozione alla Madonna!”.
Ma il pensiero alla Vergine di Strugnano non si limitava al pellegrinaggi: 1 naviganti, sempre esposti ai pericoli del mare, scorgendo la Croce eretta su un ciglione a strapiombo a poca distanza dal Santuario solevano “levare
una preghiera e farsi 11 segno della Croce”!°. E quella Croce voleva “essere un richiamo ai naviganti di rivolgersi con una preghiera alla Stella Maris, la Bianca Signora della Visitazione di Strugnano, per avere presidio e tutela”.
Tra l’Ottocento e il Novecento furono composte anche alcune laudi sacre per l’uso del popolo, destinate alla Beata Vergine di Strugnano. La prima su versi di Luigi Crociato fu musicata dall’organista della cattedrale di San Giusto, allora Gastone Zuccoli (1887 - 1958), ed è quella più celebre che ancor oggi si suole cantare! dagli isolani e dai piranesi:
‘Sul bel colle da Te amato Vergin bianca di Strugnan All’altare a Te sacrato Tutti pace troveran.
Sovra il mare, tra gli ulivi A Te canta 1l pellegrin Inni mesti oppur giulivi Ave Stella del mattin!
Se il passato qui si vanta Che d’un tempio onor Ti fe’ Ora in noi Madonna Santa Vivo un tempio sorga a Te.
ail ALLA MADONNA DI STRUGNANO
Musica: David Di Paoli Paulovich Parole: Don Carlo Carbone, sac. cooperatore di Isola, 1912 Nel V° centenario (1512-2012)
A te nel fau-sto giu- bi-lo Di Un quin-to se-col Com-piesi Quan -
que - sti gior - ni do_a Stru - gna- no_0
È
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mf
Si dia tri- bu-too Ver-gi-ne, d'ar - mo-nio-si can-ti te splen-dor dell' | - stria, il po- pol s'of - fri - a,
f PIT
__ ga del no-stro co - re
te la pre-ce sup- pli-ce s'er - gno por-gea d'a - mo - re
a eal - la_tua San-taim - ma - gi-ne pe -
Ma-don- na di Stru-gnan! 0 M a-don- na di Stru-gnan!
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ALLA BEATA VERGINE DI STRUGNANO a
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V.
Org. O
ta - rea te sa-cra-to tut - ti pa-ce tro-ve- ran. por-gi la tua-mano, fa' noi de-gni deltuo_a-mor. quel-la bianca ro-sache_inna- mora.i no-stri cuor.
Sul bel O Ma - don-na di Stru- gna-no Tu cheun Dio ti por-tiin cuor a noi Tu sei Ma-dre, tu sei spo-sa, tu sei fi - glia del Si - gnor, Tu sei
col - le da Tea - ma-to Ver - gin bian-ca di Stru-gnan, all' al -
dii
mf So-vra.ilmare.e tra gl'u-li-vi a te E rac-col-tia te vi - ci-ni, ca-ra Dell'an - ge - li -ca_ar-mo - ni - a questo è
id
Sf can-ta_il pel-le-grin in-ni mesti oppurgiu-li - vi A - ve stel - la del mat- tin. Ma-dre al lor co - sì ci_u-ni - re-mo_ai Se-ra - fi - nichea te can-tantut-to.il dì. _ sempre.il ri-tor-nel tut-ta bel - la sei Ma-ri - a, Ma-drealmon-do,sposa.in ciel.
Org. O P f f;
ES
O Maria Tu sei la luna
Che inargenta il nostro mar. Siamo tutti in ria fortuna
Se il tuo raggio non ci appar!
O Madonna di Strugnano Tu che un Dio Ti porti al cor A nol porgi la tua mano
Fa’ noi degni del tuo amor.
E Raccolti a Te vicini Cara Madre allor così Ci uniremo ali serafini Che a Te cantan tutto 1l dì.
Tu sei Madre, Tu sei sposa Tu sei figlia del Signor,
Tu sei quella bianca rosa Che innamora 1 nostri cor.
Dell’angelica armonica
Questo è sempre il ritornel: Tutta bella sei Maria
Madre al mondo, sposa in ciel”.
Erano noti poi altri due inni, composti anch'essi nell’ultimo secolo, di cui non ci è dato di reperire la partitura: l’inno “Alla Madonna di Strugnano” di P. Luciano Susmel, O.F.M. parole di P. Sisto Rosso, O.F.M. e 1’”’Inno
di Strugnano” di Giuseppe Ulcigrai (organista di Isola), su parole di don Carlo Carbone (sacerdote cooperatore ad Isola). Principiava così quello di Ulcigrai!”, composto probabilmente nel 1912:
“A te nel fausto giubilo Di questi giorni santi
SI dia tributo, o Vergine, d’armoniosi canti
a te la prece supplice s’erga del nostro cor.
Un quarto secol compiesi Quando a Strugnano, o pia A te splendor dell’Istria,
Il popolo s’offria,
e alla tua santa immagine pegno porgea d’amor |...]”.
Altri due inni in lingua italiana (senza musica e senza indicazione d’autore, ma probabilmente opera
di frati francescani del Santuario) sono raccolti in un’antologia?” “Canti mariani di Strugnano” pubblicata dalla Parrocchia per il 500°
dell’ Apparizione:
‘Madonna di Strugnano dolce patrona del mio cuor,
veniamo da lontano ed esclamiamo con ardor.
Sulla montana che il mare bagna trono di gloria s’innalzi
A Te pietosa Madre amorosa tutto il mondo riguardi |[...]”.
Il secondo inno è in quartine di ottonari:
‘“Sallam saliam solleciti
AI verde poggio in vetta,
della Vision la Vergine
oggi lassù ci aspetta.
Se 1 dolori e le lacrime Intessono la vita Consolatrice tenera
E: CN i LARICERCA N. 61...GIUGNO 2012
tomi È 3 È È
Presso l’altar ci invita.
Agli innocenti il fascino Della purezza apprendi Richiama 1 tristi, i deboli Col tuo poter difendi.
Proteggi dalle rapide Furie del mar insorto I naviganti e scorgili AI sospirato porto [...].
Dopo le celebrazioni “le allegre comitive si spargevano lungo 1 prati ed 1 declivi punteggiando di colori tutta la zona: si dava così Inizio ad un piacevole pasto all’aria aperta. Costituito per di più da pinze, prosciutto, ossocollo ed uova sode, annaffiato da abbondante refosco e moscato””!,
Il santuario fu sempre sottoposto alla parrocchia e alla cura del capitolo
di Pirano: vi fu anche annessa una confraternita, istituitavi poco dopo l’apparizione, il 16 ottobre 1512: quella di “Santa Maria della Visione”, che inizia il restauro della chiesetta.
I Padri Francescani della Provincia
di Trento per volere del vescovo di Trieste e Capodistria mons. Francesco Nagl, cardinale in Vienna, lo ebbero in custodia a partire dal 1907 e incrementarono la devozione mariana. Nel 1912, nel quarto centenario dell’apparizione, per decreto papale di Papa Pio X poi divenuto Santo, l’immagine fu ornata da corona e splendidi furono i festeggiamenti: “Noi adunque a maggior gloria
dell’ Augustissima Trinità, a onore della Madre di Dio e a utilità dei cristiani, unanimi decretiamo e stabiliamo, che la sacra immagine di Maria, detta di Strugnano, sia coronata con rito solenne di corona d’oro” (Dato a Roma nell’aula Capitolare al 18 giugno, l’anno 10 del pontificato del S.S. nostro Pio Papa X)??.
Alla mezzanotte del 14 agosto
del 1912, ora dell’apparizione, fu cantata la messa e il di seguente il vescovo celebrò il solenne pontificale con la processione dell’immagine approdata dal mare e con la successiva incoronazione dell’immagine. Poco dopo, nel 1914 scoppiava la Grande
Guerra e la Vergine fu subito evocata: in quell’anno il Parroco di Pirano,
in preparazione al tradizionale pellegrinaggio al Santuario di Strugnano, esponeva un manifesto che si chiudeva volgendosi alla Madonna di Strugnano che “non mancherà di aiutarci onde tutti i nostri cari, che chiamati dal dovere sono accorsi sotto le armi in difesa della Patria, abbiano in breve tempo a ritornare fra noi lieti della vittoria”.
A seguito dell’allontanamento dei Padri Francescani della Provincia Trentina nel 1945 per opera del regime jugoslavo”), il santuario nel 1955 fu affidato ai Padri Francescani della Provincia slovena della S. Croce, poi eretto in parrocchia come “parrocchia di Santa Maria
della Visione” nel 1961. Quest'anno
il celebre santuario mariano” e le sue pertinenze sono rientrati nella proprietà dei Padri Francescani della Santa Croce di Lubiana, in una felice coincidenza temporale, quasi che 11 Cielo s’allietasse di questo quinto centenario.
NOTE
1 Nell’archivio Parrocchiale di Pirano
sono conservati documenti riguardanti
il miracolo ed il relativo processo
canonico. La visione fece scalpore, sì da
interessare anche una “deliberazione del
Consiglio Municipale di Pirano in favore
della Chiesa della Visione in Strugnano,
li 5 dicembre 1512”. La visione fu
riconosciuta come autentica dal vescovo
di Trieste Pietro Bonomo. Nel 1911,
vigilia del quarto centenario, il vescovo
di Trieste Andrea Karlin fece pubblicare
sul Folium Dioecesanum (novembre e
dicembre) documenti sul miracolo in
versione critica.
Che è la solennità della Madonna assunta
in Cielo.
*. Barcazza era il soprannome della
famiglia piranese Osvalda Petronio che
nel 1466 aveva eseguito i restauri.
Archivio vescovile di Trieste. Ms. del
vescovo Naldini di Capodistria, tomo II,
carta, 251,
° G. BENEDETTI, “Giuseppe Tartini, studio pubblicato in occasione dell’ inaugurazione del monumento al Tartini in Pirano”, in Archeografo Triestino, vol. XXL, fasc. I,